Ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che l’indaco è un pigmento di origine vegetale, già noto in Asia 4000 anni fa; il suo nome deriva infatti dall’India, che ne era il principale produttore.
Fu Marco Polo a descrivere per primo le località di preparazione dell’indaco in India, nazione dalla quale il pigmento prese il nome e principale fonte di importazione in Europa fino alla scoperta delle Americhe.
Storicamente si ricavava dalla fermentazione delle foglie di Indigofera tinctoria e anche dal guado (Isatis tinctoria) in grandi vasche contenenti soluzioni riducenti alcaline, (anticamente si usava urina di cavallo, attualmente ammoniaca o idrossido di calcio o anche idrossido di sodio).
Il liquido giallo-verde che si ottiene da questa prima fase viene fatto ossidare all’aria in ampie vasche, nelle quali viene costantemente agitato. Man mano che progredisce l’ossidazione, il colore della soluzione vira gradualmente fino a diventare un viola-bluastro caratteristico, il color indaco. Il deposito melmoso che si è formato viene quindi raccolto e riscaldato per bloccarne la fermentazione. Una volta asciugato, viene messo in commercio in forma di pani.
In epoca moderna per questo composto sono state studiate più sintesi industriali. Questo pigmento pregiato è molto difficile da trovare naturalmente, motivo per cui è il più delle volte sostituito con l’indaco artificiale.
Tra le tante applicazioni dell’indaco è interessante ricordare che ha fornito il blu dei Jeans Denim. Nel campo puramente artistico, l’uso dell’indaco è stato evidenziato attraverso analisi chimiche di dipinti di vari artisti, come in Jan Vermeer (“Cristo con Maria e Marta”,1656) e in Peter Paul Rubens (“Discesa dalla Croce”, 1611-1614).
E’ grazie a meravigliosi pigmenti come l’indaco che il mondo e l’arte si colorano di varietà e ci offrono capolavori di ineguagliabile bellezza.
Anche te sei un amante dell’indaco ?